The Fence
Panetta’s Project - Alberto Favretto e Elisa Bortolussi
Rotterdam, marzo 2015.

The Fence è un intervento urbano realizzato dal Panetta’s Project, alias Elisa Bortolussi e Alberto Favretto, presso la sede del futuro centro culturale Aan Het Water a Brielselaan; un’area portuale di Charlois, nella parte sud di Rotterdam.

Chiediamo direttamente ad Elisa ed Alberto, artisti in residenza presso gli atelier di Eventi-Arte-Venezia, di raccontarci questa esperienza:

Siamo stati contattati da Beatrice Sarosiek che già da un mese lavorava in loco per introdurre l’esistenza di questo nuovo incubatore di idee agli abitanti di quell’area, spesso tagliati fuori dalla frizzante vita culturale del centro di Rotterdam a causa della conformazione urbana imposta dai grandi docks.
Questi grandi bacini, quasi del tutto artificiali, dividono la parte del centro dall’area sud, lasciando poche lingue di terra e un tunnel subacqueo come uniche vie di collegamento.

La vasta area di Charlois, un tempo abitata dai lavoratori portuali, ha visto negli anni una diminuzione delle attività marittime, trasferitesi verso est, lasciando un panorama di case popolari e agglomerati abitativi non più alte di quattro piani. Non ha ancora subito il massiccio espandersi degli alti grattaceli ed edifici di forte impatto visivo che si possono vedere oltre la grande darsena. Non ancora.
Grazie agli affitti convenienti e alla tranquillità che denota l’area, si sono insediati diversi artisti che hanno trovato un buon equilibrio per la loro attività, creando così un prolifico substrato creativo.
Da un gruppo di questi è nata l’idea di chiedere in gestione un piccolo edificio che si affaccia proprio sulla darsena, esattamente di fronte alle alte e luccicanti torri di Katendrecht, la penisola al centro del bacino che gli abitanti di Rotterdam hanno ribattezzato Manhattan.
Al confronto con gli edifici circostanti, un inceneritore dismesso a destra e una cisterna per l’acqua a sinistra, l’edificio prescelto risulta un piccolo granello giallo isolato da parcheggi, container e inferriate alte un paio di metri disposte senza un apparente criterio nell’ampio piazzale che sta tra l’acqua e la trafficata strada.
Queste inferriate costituisco un vera difesa visiva, a tal punto che pochi nel circondario si sono mai accorti dell’esistenza della costruzione di mattoni gialli, che grossomodo può vantare i suoi 140 mq circa.

Per il nostro intervento abbiamo ragionato proprio su queste inferriate. L’intento era quello di emettere un richiamo, lanciare un messaggio al vicinato, per far sentire che qualcosa in quel luogo, all’apparenza inanimato, stava nascendo.
La lunga inferriata che sorge dalle mattonelle della pavimentazione del piazzale, si estende perpendicolare alla strada per poco più di una ventina di metri, proprio in direzione del centro culturale.
I tubi tondi che la compongono creano dei giochi di trasparenze e riempimenti a seconda di dove l’osservatore si trova.
Armati di nastri adesivi colorati abbiamo iniziato a rivestire i tubi zincati seguendo le linee dei cordini in modo che l’immagine finale formasse una serie di strisce verticali crescenti, proprio come un’onda sonora rivolta verso chi abita oltre la strada.
Tre colpi blu, i bassi, che quasi scompaiono al passaggio distratto dei passanti; tre colpi rossi, più acuti e persistenti, modulati quasi come uno squillo di tromba, nettamente visibili sia dalla macchina ferma al semaforo in direzione del centro sia da chi passeggia sopra il dike, l’argine che divide la strada dalla zona residenziale. Un lungo sibilo acuto, il giallo acceso, visibile da chi seguendo la propria curiosità si è spinto fino alla casa di mattoni e che, voltandosi verso il luogo da cui veniva, diventa a sua volta la fonte del richiamo.
Un feedback visivo, un positivo effetto larsen per poter dire che qui qualcosa sta accadendo.

Elisa Bortolussi e Alberto Favretto